Il titolo di questo post potrebbe fare pensare ad un famoso film degli anni cinquanta con Marlon Brando ma, in questo caso, ci si riferisce in realtà ad un altro porto.
Il “fronte” è infatti quello che riguarda il porto grande di Siracusa, i cui progetti per il futuro stanno diventando un’altra infinita telenovela cittadina. Spesso, purtroppo, nella nostra città, viene da chiedersi se il male peggiore sia un certo immobilismo diffuso o, peggio ancora, le tante iniziative che poi non vengono portate a termine.
Se fino ad un paio di anni fa i Siracusani sapevano che sarebbe stato costruito un porto turistico, presto le loro certezze si sono trasformate in dubbi di fronte a sequestri e blocchi della magistratura prima e denunce di associazioni ambientaliste poi, per segnalare un possibile abnorme interramento delle acque. E’ di questi giorni la notizia che la soprintendenza ha avviato l’iter per revocare i pareri favorevoli alla costruzione dati pochi anni fa. Insomma, quanti con passione seguono le vicende cittadine non possono che chiedersi se i nostri amministratori abbiano le idee particolarmente confuse o se alcune parti in gioco agiscano in malafede. Dirimere il mistero è probabilmente arduo se non impossibile per quanti non conoscono i retroscena della politica e dell’imprenditoria. Resta però adesso la grande paura che le colate di cemento finora gettate restino tali senza trovare una loro conclusione definitiva. E’ chiaro che il porto di Siracusa deve trovare una propria vocazione e questo, in maniera ecocompatibile. Il turismo sostenibile non può che essere la soluzione migliore per la città se non si vuole tornare ad avere un porto invaso da petroliere e piattaforme petrolifere come era negli anni settanta e ottanta, periodo in cui nelle nostre acque si effettuava la manutenzione di queste navi con tutti i conseguenti danno all’ambiente ed alla salute cittadina che si possono immaginare.
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Immagine: Siracusa anni ’80, petroliere e silos caratterizzano il porto (foto: S.Leggio/Siracusareport.tk)